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    CASTELLO DI FUMONE: LA PRIGIONE DI CELESTINO V    


 

Comune: Fumone
Tipo : FATTI, MISFATTI, LUOGHI E PERSONAGGI

“ Vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto” : Dante non lo nomina esplicitamente, ma si riferisce a Celestino V che, dopo l’abdicazione finì i suoi giorni quì, nel Castello di Fumone, di proprietà della famiglia di Papa Bonifacio VIII.
Questi, che era il suo successore al Soglio Pontificio, non vedeva l’ora che Celestino sparisse dalla circolazione, cosa che pare abbia concretamente agevolato facendolo ammazzare da suoi sicari.



Stante il suo isolamento, questo di Fumone era un Castello che - anche prima che ospitasse il nostro illustre personaggio - era spesso utilizzato come prigione; tra gli altri, nel 1124 vi era stato rinchiuso l’Antipapa Gregorio VIII (coinvolto in una importante vicenda di contrapposizione tra Papato ed Impero). Questo luogo ha quindi finito con l’essere sede di cupi ricordi tanto che ancor oggi qualcuno asserisce essere POPOLATO DI FANTASMI, che sembra si facciano pure sentire….
Celestino V , al secolo, Pietro Angeleri, nato ad Isernia (o forse a Sant’Angelo Limosano) intorno al 1210, quando fu eletto Papa era conosciuto come PIETRO DA MORRONE, nome che aveva assunto facendo l’eremita sul Monte Morrone (presso Sulmona). Lì, con molti confratelli, aveva costituto l’Ordine degli Eremiti di San Damiano (che poi, in suo onore, fu ribattezzato “Ordine dei Celestini”). Pietro, dopo aver sviluppato l’Ordine portandolo a un gran numero di Monasteri, si ritirò nuovamente a vita contemplativa.
In quel tempo ERA IN CORSO UN LUNGO CONCLAVE A PERUGIA per l’elezione di un nuovo Pontefice. IL RE CARLO II D’ANGIÒ SEGUIVA CON IMPAZIENZA QUESTA ELEZIONE; erano passati già quasi due anni e per lui la nomina di un nuovo Papa era indispensabile per appianare le divergenze con gli Aragonesi che avevano occupato la Sicilia.
Un giorno Re Carlo, reduce da una visita ai Cardinali riuniti in Conclave, avuta notizia di Pietro da Morrone, del suo carisma e della sua fama di uomo retto, passò a trovarlo e - concedendo privilegi all’Ordine - se ne attrasse le simpatie. LA SIMPATIA FU RECIPROCA E PIETRO LANCIÒ ANATEMI CONTRO I CARDINALI CHE NON CONCLUDEVANO IL CONCLAVE.
Dopo il parere unanime di una Commissione di legati (e forse anche per l’influenza di Carlo II che pensava di farne una sua docile pedina) PIETRO DA MORRONE, ORMAI PIU’ CHE OTTANTENNE, FU ELETTO PAPA IL 5 LUGLIO 1294, ASSUMENDO IL NOME DI CELESTINO V. Egli aveva tentato di rifiutare, ma i suoi confratelli lo convinsero.
Uno dei primi atti di Papa Celestino fu la cosiddetta Bolla del Perdono, che concede l’indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila, città cui egli era molto legato, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29 (periodo della PERDONANZA).
Essendo abbastanza sprovveduto, durante il suo pontificato CELESTINO V COMBINÒ, PER INGENUITÀ, PARECCHI PASTICCI anche ai danni della stessa Chiesa. Stremato dalla fatica e resosi conto di essere circondato da profittatori di ogni genere concordò con i più esperti canonisti, TRA CUI (AHIMÈ) IL CARDINALE BENEDETTO CAETANI, di modificare le regole millenarie del pontificato nel senso che FOSSE AMMESSA LA RINUNCIA AL PAPATO, COSA CHE FECE IL 13 DICEMBRE 1294.
Con un Conclave che durò molto poco (proprio per le regole istituite da Celestino V) il 24 dicembre dello stesso anno FU ELETTO PAPA IL CARDINALE BENEDETTO CAETANI (COL NOME DI BONIFACIO VIII) il quale annullò immediatamente una serie di provvedimenti adottati dal predecessore. BONIFACIO VIII VOLEVA CHE L’EX PAPA NON SFUGGISSE AL SUO CONTROLLO, perché aveva ancora una serie di sostenitori (tra cui i Cardinali francesi) che avrebbero potuto fomentare scismi o ribellioni contro di lui (accusato di averne promosso l’abdicazione e di averne preso il posto con brogli).
Ma l’ex Papa era deciso a tornare al suo Monte Morrone o quantomeno a fuggire da Bonifacio, che però dopo un suo sfortunato tentativo di fuga in Grecia, RIUSCÌ AD AGGUANTARLO E AD “OSPITARLO” A FUMONE, in un Castello della propria famiglia. QUI CELESTINO MORÌ IL IL 19 MAGGIO 1296, si dice ad opera di emissari di Bonifacio VIII che, con ciò, si sarebbe definitivamente liberato di una mina, anche se non più “vagante”. Varie indagini scientifiche (anche con l’ausilio di TAC) hanno dimostrato che (stante un foro nel cranio di Celestino) l’ipotesi di una sbrigativa chiodata sarebbe molto attendibile.
Meno di venti anni dopo la sua morte - nel 1313 - Clemente V santificò il povero Celestino V (SAN PIETRO CELESTINO); le su reliquie sono conservate nella Chiesa di Santa Maria di Collemaggio, all’Aquila. Nel ricordo di questa tenera figura non può mancare la citazione dei versi di Dante Alighieri (Inferno, V Canto, tra coloro che vissero ‘senza infamia e senza lode’): “Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di COLUI CHE FECE PER VILTADE IL GRAN RIFIUTO”. Stante il suo isolamento, questo di Fumone era un Castello che - anche prima che ospitasse il nostro illustre personaggio - era spesso utilizzato come prigione; tra gli altri, nel 1124 vi era stato rinchiuso l’Antipapa Gregorio VIII (coinvolto in una importante vicenda di contrapposizione tra Papato ed Impero). Questo luogo ha quindi finito con l’essere sede di cupi ricordi tanto che ancor oggi qualcuno asserisce essere POPOLATO DI FANTASMI, che sembra si facciano pure sentire….
Celestino V , al secolo, Pietro Angeleri, nato ad Isernia (o forse a Sant’Angelo Limosano) intorno al 1210, quando fu eletto Papa era conosciuto come PIETRO DA MORRONE, nome che aveva assunto facendo l’eremita sul Monte Morrone (presso Sulmona). Lì, con molti confratelli, aveva costituto l’Ordine degli Eremiti di San Damiano (che poi, in suo onore, fu ribattezzato “Ordine dei Celestini”). Pietro, dopo aver sviluppato l’Ordine portandolo a un gran numero di Monasteri, si ritirò nuovamente a vita contemplativa.
In quel tempo ERA IN CORSO UN LUNGO CONCLAVE A PERUGIA per l’elezione di un nuovo Pontefice. IL RE CARLO II D’ANGIÒ SEGUIVA CON IMPAZIENZA QUESTA ELEZIONE; erano passati già quasi due anni e per lui la nomina di un nuovo Papa era indispensabile per appianare le divergenze con gli Aragonesi che avevano occupato la Sicilia.
Un giorno Re Carlo, reduce da una visita ai Cardinali riuniti in Conclave, avuta notizia di Pietro da Morrone, del suo carisma e della sua fama di uomo retto, passò a trovarlo e - concedendo privilegi all’Ordine - se ne attrasse le simpatie. LA SIMPATIA FU RECIPROCA E PIETRO LANCIÒ ANATEMI CONTRO I CARDINALI CHE NON CONCLUDEVANO IL CONCLAVE.
Dopo il parere unanime di una Commissione di legati (e forse anche per l’influenza di Carlo II che pensava di farne una sua docile pedina) PIETRO DA MORRONE, ORMAI PIU’ CHE OTTANTENNE, FU ELETTO PAPA IL 5 LUGLIO 1294, ASSUMENDO IL NOME DI CELESTINO V. Egli aveva tentato di rifiutare, ma i suoi confratelli lo convinsero.
Uno dei primi atti di Papa Celestino fu la cosiddetta Bolla del Perdono, che concede l’indulgenza plenaria a tutti coloro che confessati e pentiti dei propri peccati si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dell’Aquila, città cui egli era molto legato, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29 (periodo della PERDONANZA).
Essendo abbastanza sprovveduto, durante il suo pontificato CELESTINO V COMBINÒ, PER INGENUITÀ, PARECCHI PASTICCI anche ai danni della stessa Chiesa. Stremato dalla fatica e resosi conto di essere circondato da profittatori di ogni genere concordò con i più esperti canonisti, TRA CUI (AHIMÈ) IL CARDINALE BENEDETTO CAETANI, di modificare le regole millenarie del pontificato nel senso che FOSSE AMMESSA LA RINUNCIA AL PAPATO, COSA CHE FECE IL 13 DICEMBRE 1294.
Con un Conclave che durò molto poco (proprio per le regole istituite da Celestino V) il 24 dicembre dello stesso anno FU ELETTO PAPA IL CARDINALE BENEDETTO CAETANI (COL NOME DI BONIFACIO VIII) il quale annullò immediatamente una serie di provvedimenti adottati dal predecessore. BONIFACIO VIII VOLEVA CHE L’EX PAPA NON SFUGGISSE AL SUO CONTROLLO, perché aveva ancora una serie di sostenitori (tra cui i Cardinali francesi) che avrebbero potuto fomentare scismi o ribellioni contro di lui (accusato di averne promosso l’abdicazione e di averne preso il posto con brogli).
Ma l’ex Papa era deciso a tornare al suo Monte Morrone o quantomeno a fuggire da Bonifacio, che però dopo un suo sfortunato tentativo di fuga in Grecia, RIUSCÌ AD AGGUANTARLO E AD “OSPITARLO” A FUMONE, in un Castello della propria famiglia. QUI CELESTINO MORÌ IL IL 19 MAGGIO 1296, si dice ad opera di emissari di Bonifacio VIII che, con ciò, si sarebbe definitivamente liberato di una mina, anche se non più “vagante”. Varie indagini scientifiche (anche con l’ausilio di TAC) hanno dimostrato che (stante un foro nel cranio di Celestino) l’ipotesi di una sbrigativa chiodata sarebbe molto attendibile.
Meno di venti anni dopo la sua morte - nel 1313 - Clemente V santificò il povero Celestino V (SAN PIETRO CELESTINO); le su reliquie sono conservate nella Chiesa di Santa Maria di Collemaggio, all’Aquila. Nel ricordo di questa tenera figura non può mancare la citazione dei versi di Dante Alighieri (Inferno, V Canto, tra coloro che vissero ‘senza infamia e senza lode’): “Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di COLUI CHE FECE PER VILTADE IL GRAN RIFIUTO”.

Nella Foto - Sinistra: Fumone – passaggio al Castello
Destra : Papa Celestino V (da un dipinto del Louvre)

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